Giulia De Serio

 

 

 


Giulia De Serio infonde tratti poetici a un linguaggio compositivo di assoluta astrazione, dialogando con forme geometriche essenziali. Il gioco cromatico è condotto con sapienza su tessiture sottili ma evidenti nella loro matericità, creando luci, ombre e profondità tramite i contrasti tonali e decise tensioni dinamiche nelle forme che si incastrano, suggerendio un flusso contenuto di energie diverse e complementari.
Si coglie in questo impinto ordinato e di immediata leggibilità, lo scorrere del tempo, un'idea quindi di innafferrabilità, di divagazione, o persino di fuga, ma ordinatamente ricomposta da una ragione creativa rigosamente controllata.

Paolo Levi
- 2011


Quelli di viale don Sturzo 15 (2011-2012) Carpenedo – Venezia
11-22 febbraio 2012

Giulia de serio
Gli arazzi figurati ottenuti a ricamo su telaio, con i fili policromi e interventi finali di pittura, incorniciati acquistano risalto plastico e mutano di effetto nella trama e nell'armonia strutturale. Varie, anche notevoli, le dimensioni; molteplici gli intrecci, estetici e mirati i motivi geometrici; calibrati le scelte dei materiali e delle tinte; esemplari gli accostamenti in orizzontale e in verticale.
Ogni composizione è preordinata su criteri espressivi, indice di stretti rapporti tra tecnica e creatività, che su rapporti ondulati creano luci e ombre con risultati scultorei nei rilievi. In orizzontale e in verticale, le trame si vivacizzano nei colori, alternando le tinte e i valori del
colore. Ecco, allora, il ritmo tradotto in termini di spazio e la complessità ritmica è l'esito del progetto, tanto da poter distinguere il ritmo della forma dal ritmo del colore.
Il chiaroscuro dipende dal rilievo dei materiali e dei rapporti. Gli spazi diventano labirinti agili, silenziosi e magici, quasi origami originali ed inediti. Non manca la tendenza al simbolismo, nelle esigenze di adattamento formale, che ne determina la stilizzazione, particolarmente nei tratti tipici... Gli elementi formali generali costituiscono il fondamento determinabile di questi arazzi, cui non manca l'intensità emotiva... e i punti di vista accolgono la metafora. In mostra, anche alcune ceramiche artisticamente valide e correlate.


GIULIA DE SERIO

L'opera di Giulia De Serio parte da una rivalutazione del fare artigianale dovuta a una lunga esperienza sul campo del tessile.
La continua ricerca e sperimentazione sui materiali e sulle tecniche di tessitura hanno portato l'artista a liberare il tessuto dalle funzioni pratiche e dalle esigenze della produzione per aprirsi a soluzioni estetiche completamente inedite. Si può parlare quindi di arte tessile o fiber art, nel senso che l'utilizzo della tessitura viene svincolato dalla finalità pratica degli oggetti di uso quotidiano per divenire strumento di espressione della realtà libera e polisemica dell'opera d'arte.
Il lavoro è basato principalmente sull'intreccio di trama e ordito, costruito attraverso il procedere ripetitivo e meccanico del telaio. L'elaborazione delle forme nel tessuto quindi seguono una struttura matematica interna data dall'infinito ripetersi e combinarsi di motivi elementari. La sperimentazione delle molteplici tipologie di filato e lo studio delle diverse tecniche di tessitura sono alla base di una ricerca che indaga le strutture primarie dell'arte tessile, quasi a voler enucleare la sintassi di questa forma espressiva per poi destrutturarla nella libertà della creazione artistica.
Osservando le opere di Giulia De Serio emerge una sintesi formale in cui tutte le componenti, dalle linee ai colori, sono coordinate all'interno del campo visivo per raggiungere un misurato equilibrio tra la divisione dello spazio del tessuto e la scansione cromatica dei colori primari e secondari. Tuttavia l'artista spesso sente la necessità di rompere la precisa costruzione geometrica intervenendo con pennellate di colore, espressione di una creatività istintiva ed emotiva. Il rigore del procedimento tecnico e la libertà creativa convivono nell'opera, quasi a simboleggiare due termini estremi e complementari dell'esistenza, continua dialettica tra ordine e caso, possibilità e necessità, rigore e fantasia, geometria e poesia.
I titoli delle sue opere, come Giallo emergente, Rosso emergente, Gioco di colori primari, lasciano intuire l'indirizzo della ricerca cromatica, incentrata sul valore percettivo del colore e della forma. È noto infatti che i tre fattori che danno luogo allo spettacolo del colore sono la luce, la materia e l'occhio inteso come processo psicofisiologico generato dalla visione. Dall'interazione della luce con la materia-tessuto ha origine il flusso luminoso che trasporta all'occhio un'enorme quantità di informazioni su tutte le variabili visive, da quelle più strettamente cromatiche a quelle relative alla lucentezza e all'omogeneità del filato, allo spessore dell'armatura e alla densità della texture.
Nelle opere di Giulia De Serio il colore si manifesta attraverso vari procedimenti tecnici: a volte è determinato dall'intreccio di filati diversi, altre dalle tinture successive del tessuto. Quindi sulla base dei tre colori primari si sviluppano un'infinità di suggestioni ottiche dovute alla varietà di interazioni della luce con i filati e alla diversa capacità dei tessuti di assorbire il colore durante le tinture.
Il chiaroscuro invece nasce dal rilievo dei materiali e a volte dall'utilizzo di supporti non sempre piani, spesso lievemente incurvati, che muovono l'armatura del tessuto e creano giochi di luce e ombre. L'impiego di forme plastiche variamente combinate esprime la volontà dell'artista di superare la bidimensionalità del supporto per invadere la terza dimensione.

Roberta Gubitosi
- 2011


Dalla MOSTRA "NODO SU NODO" alla
GALLERIA EMMEDIARTE
Via Vela,11 -Milano - 10 settembre – 1 ottobre 2009

Presentazione di Giuliana.Briziarelli

Ho conosciuto Giulia De Serio nel 1987, a Vittorio Veneto, quando entrambe insegnavamo all'Istituto d'arte, lei Arte del Tessuto, io Storia dell'Arte . Veniamo tutte e due da Treviso, ogni giorno, con la corriera o con il treno. Durante i tragitto avevamo modo di parlare, ma allora non pensavamo al nostro futuro, a quello che avremmo potuto diventare: artista lei, storico dell'arte io, eravamo troppo prese dall'insegnamento e dalla fatica quotidiana del pendolare.
Quando ottenni il trasferimento di cattedra a Treviso, ci perdemmo di vista, credo di essere andata a trovarla una volta soltanto nella sua piccola casa di Vicolo Riccati, per vedere il telaio di legno fatto costruire dal falegname, acquistato da Giulia appena dopo aver conseguito il diploma, per la spesa di un milione di vecchie lire.
Lei continuò ad insegnare a Vittorio Veneto fino al 2006, poi sceglie il trasferimento a Treviso di occupare il ruolo d'ufficio nell'Istituto Tecnico Fermi della stessa città, per dedicarsi completamente all'arte del tessuto.

Ma andiamo con ordine.
Giulia nasce a Venezia e si diploma all'Istituto d'Arte veneziano, nella sezione Arte del Tessuto.
In famiglia non ci sono artisti del filo, soltanto uno zio pittore, ma essa e dotata di una grande passione per i lavori manuali di cucito e di ricamo. Il telaio e lo strumento che le serve a creare i tessuti per l'abbigliamento: tagli di stoffa per pantaloni o gonne, ma anche, ma anche pezzi per l'arredamento abitazione e studio: tappeti, tovaglie, copriletti, testate da letto, panelli, E' in questo lungo apprendistato che ha luogo di sperimentare le qualità del filo, i giochi di trama e ordito, la scelta dei colori e la loro applicazione nell'intreccio.
Anni operosi, impostati, passati nel silenzio e nella fatica del pendolare fra Treviso e Vittorio Veneto.
Dall'85 al '90 partecipa a numerose mostre: “Artigianato Vivo” a Cison di Valmarino (1985-86) e con il Gruppo per la Tessitura a mano, alle mostre “Regionale dell'Artigianato artistico tradizionale” a Feltre (1888-89).

Quando viene la svolta dall'artigiananto al pezzo unico?
Quando l'intuizione dell'opea d'arte astratta?
Come si arriva al quadro di tessuto?
Al panello decorativo incorniciato?

Di recente.
Nel 2008 infatti, presenta a Treviso una personale presso lo studio fotografico Domenico Cattai. E' qui, che dopo quasi venti anni ci rincontriamo.
Rivedo Giulia cambiata, con capelli corti, leggermente ingrassata, con una personalità rinnovata.
Mi incurioscisce la sua rassegna di panelli che campeggiano sulle pareti scure della sala espositiva della bella sala espositiva dello studio fotografico. I colori sono brilanti e ben accostati, la trama sviluppa superfici vuluminose e piatte come decorazioni geometriche fondate sulla modularità del quadrato.
Giulia presenta la sua ricerca e i suoi esiti.
Ma ancora non è scatttata la scintilla dell'astrazione geometrica applicata al tessuto.
Passerà alla mostra del suo mentore: Franco Fonzo, della galleria d'arte contemporanea Web Art di Treviso, il quale intuisce la potenzalità della De Serio; sarà lui a suggerire di apporre la cornice al pannello decorativo.
Il goco è fatto: la produzione di Giulia entra nell'olimpo dell'arte contemporanea, lasciando lo scenario più modesto dell'arte applicata.

Da quel momento i suoi panelli decorativi si racchiudono in cornici, vengono appesi alle pareti come quadri, diventano astrazione geometrica.
La scoperta di questa metamorfisi è forse causale, come per Kandiskji che arrivò all'astrattismo vedendo un suo quadro capovolto, illuminato da una particolare luce del tramonto che trasfigurava i colori.
L'intuizione della nostra artista è profonda, frutto di anni di esercitazione e di esperienza, il mestiere dell'arte, come qualcuno ha detto. “Non mi è venuto in mente di fare un quadro”, mi dirà Giulia, perchè in realtà l'artista produce e crea attratto dalla materia: filo e colore, trama e ordito, nel nostro caso.
La conoscenza dell'opera nasce forse dall'esterno, da chi osserva e coglie la vita che si sprigiona dalla materia tessuta, provandone emozione.

I nuovi esiti della ricerca della De Serio, comportani un cambiamento nella tecnica sia nell'intreccio ceh nella scelta del filo.
”Il filo è la meteria prima da cui parte l'idea” incalza Giulia. E' il filo che realizza il lavoro, l'armatura che crea superficie e volume, ma anche il colore, perchè il colore cambia in base al punto, al nodo, all'intreccio.

Nella Galleria Emmediarte di Milano, Giulia De serio espone una decine di opere e tra queste, tre grandi pannelli quadrati eseguiti nel mese di luglio. La tecnica merita un'osservazione particolare: i quadrati sono intessuti di colore molto equilibrato, il cui intreccio produce affetti puntinati alla Klee, tuttavia, all'interno di questa tessitura, viene aggiunta una tecnica mista, cioè la pennellata, una pennelata di colore, quasi assorbito, all'andamento curvilineo.
Il pigmento colorato, dialoga con il filo e la rafia, anch'essi colorati, gioca la sua danza imprimendo movimento e profondità alle superfici verticali e orizzontali.

L'attività di Giulia in questi ultimi anni è sempre più frenetica: espone alla galleria conteporanea WEB ART di Treviso (2008-09), partecipa alla Fiera d'Atre contemporanea di Pordenone, Longarone e di Milano (2008-09);
mostre previste: “Fiera Mercato d'Arte contemporanea di Longarone (17-19 ottobre 2009) e una personale a Palazzo Scotti di Treviso (22 ottobre - 5 movembre 2009).

Giulia De Serio è un'artista da non perdere, da seguire nella sua crescita e originalità.
Se vi capita, potete andare a trovarla nella sua casa di Treviso, in Via Terraglio 30. L'abitazione dall'esterno somiglia ad un antico monastero romanico, il cui silenzio è rotto dal ritmo cadenzato e frusciate di tre splendidi telai in legno.

Giuliana.Briziarelli
Critico d'arte
Milano, 10-09-2009


Una combinazione di ricerca, sensibilità e creatività, le opere di Giulia De Serio custodiscono una tecnica ed una cultura millenaria: l’arte dell’arazzo e della tintura IKAT.

Attraverso personalissimi ed elaborati “arpeggi” tessili, le idee, le emozioni, l’identità artistica di Giulia De Serio prendono vita nei suoi quadri, grazie ad una scelta pittorica, che ben si contrappone alla storicità della metodo utilizzato.

Ben si contrappone perché Giulia De Serio è un’artista contemporanea, che vive in una società moderna, ricca di spunti e confronti stimolanti, che l’ha orientata verso scelte stilistiche innovative concependo opere di notevole interesse, senza però perdere di vista i canoni classici della tessitura, acquisiti grazie al proprio percorso formativo e culturale considerevole.

Sin dal 1980, l’esperienza indirizza Giulia De Serio in ambito astratto utilizzando la trama del tessuto per il proprie sperimentazioni. Ogni adattamento, ogni intervento pittorico ulteriore perfezionano il dialogo intrapreso con l’arte.

L’intreccio quindi non avviene più solo tra i fili del manufatto, diventa obiettivo e motivazione che l’artista utilizza e sperimenta in nuove forme: onde, curve ed applicazioni, avvolte con tessuti dalle elaborate tramature, opere/sculture, dove i colori ne fanno parte, attraverso un gioco di unione/disunione espressiva.

Interessante l’accostamento cromatico così come la scelta tono su tono del filato che ogni volta si modifica grazie alla luce che s’insinua tra gli spessori del tessuto. Luci che rimbalzano su zone scure, mentre, indovinate diagonali, prospettano nuove letture.
Tutto questo rende ogni opera mobile, quasi un continuo reinventarsi in ogni situazione, tesa ad offrire il meglio di sé.

Marilisa Brocca - 2009


De Serio Giulia
Quando ho visto per la prima volta gli arazzi di Giulia De Serio, sono stato colpito, a colpo d’occhio, dalla minuziosa laboriosità che essi comportano e subito ho pensato all’impegno, all’attenzione e alla fatica protratti nel tempo che quest’artista profonde ogniqualvolta crea le sue opere. Indagando con occhio attento le immagini nate dall’incontro tra molteplici giochi di tramature diverse, orditi e colori, ho compreso come la sua ricerca sia protesa a sondare, con scrupolosa progettualità, più la dimensione del significante che del significato della comunicazione artistica. Ella ha dunque usato il soggetto come pretesto sensibile, per indirizzarsi verso un’indagine creativa certificata in un percorso a tappe rappresentate dalle sue opere. Per far ciò Giulia De Serio si è avvalsa di alcuni elementi tangibili, di linee guida operative che sono divenute un amalgama costante nelle sue opere. Nell’evidenziare tali modalità artistiche ho tralasciato la modalità interpretativa critica, avvalendomi di quella didascalica che è tesa più alla spiegazione di esse che al loro commento. La prima caratteristica è il ricorso alla geometria come linguaggio espressivo che permette all’artista, allo stesso tempo, sia di creare in modo più libero le sue composizioni, sganciandosi dalla dimensione classica dell’arazzeria, sia di rivestirle di rimandi simbolici e/o metafisici originando una struttura architettonica o di “mondo squadrato” dalle reminiscenze mondriane. La seconda è il rapporto percezione ottica-luce: esso è il frutto di una efficace commistione tra i colori primari, anche questi dal piglio simbolico, che si accostano e graduano nei tonali e/o nei colori secondari sulla superficie del supporto bianco tessuto con diverse trame in diverse direzioni ed arricchito dagli spessori dei fili accostati da fori ed altri trattamenti. Questo insieme crea una vibrante e corrugata composizione dal forte valore estetico dove la bidimensionalità assume talvolta tratti plastici. La terza caratteristica, che porterà l’artista ad una svolta importante, è il lento avvicinamento alla tridimensionalità volumetrica. All’interno dell’organizzazione geometrica, pigmentosa e bidimensionale dell’opera hanno fatto la loro comparsa dei piccoli fili di raffia colorata che hanno sbalzato in fuori l’immagine, arricchendola di vibrazioni plastiche concrete. Successivamente il supporto è divenuto rigido e si è estroflesso: il colore della tessitura ha ceduto il passo alla terza dimensione, dando vita ad un bassorilievo, sempre geometrico e colorato, composto da fili. Nella fase contemporanea, la geometria, i colori, il trattamento della superficie e la dimensione concettuale della tessitura hanno abbandonato l’arazzo per trasferirsi sulla ceramica: il supporto è divenuto rigido, solido e concreto.
L’ultimo atto della ricerca della De Serio, oltre a segnare il passaggio da una tecnica all’altra e da un materiale all’altro, certifica e conferma ancora una volta come in lei la creatività divenga mezzo per concretizzare le sue istanze culturali e di come ella riesca a declinarle in modo sapiente ed eclettico.

Siro Perin

 

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